Uno splendido film che tutti gli psicologi e gli psichiatri dovrebbero vedere, per cogliere aspetti conosciuti di tanti pazienti, ma soprattutto per vedere il lato umano e geniale che risiede nella follia.
Un film che consiglio caldamente anche ai “non addetti ai lavori” perchè fa luce su una realtà spesso nascosta, temuta, favoleggiata, ma che mostra, se si ha la pazienza e l’accortezza di guardare un po’ oltre il proprio naso, quale ricco mondo si nasconde dietro ogni “Sig. Luca” o “Sig. Fabio”, perchè al di là degli inevitabili problemi e faticosi avvicinamenti, è un mondo davvero affascinante.
Come ho avuto modo di imparare da una mia grande maestra, la dottoressa Lorna Benjamin, è importante mettersi nelle scarpe dell’altro e vedere il mondo proprio come lo vede il nostro paziente, per cogliere come ciò che a noi appare strano, triste, e a tratti spaventoso, possa apparire invece in una sua logica…seppur particolare. Perchè ognuno ha diritto di avere la sua occasione e ognuno la può avere nel rispetto di com’è e dei suoi limiti ma questo non toglie che anche davanti alla follia più strana si possa dire “si può fare”!
Mi sento di ringraziare di cuore tutti i pazienti psichiatrici con cui ho lavorato perchè con le loro storie e “le loro follie” mi hanno aiutato a vedere il mondo con occhi diversi.
“Milano, primi anni ’80. Nello (Claudio Bisio) è un sindacalista dalle idee troppo avanzate per il suo tempo. Ritenuto scomodo all’interno del sindacato viene allontanato e “retrocesso” al ruolo di direttore della Cooperativa 180, un’associazione di malati di mente liberati dalla legge Basaglia e impegnati in (inutili) attività assistenziali. Trovandosi a stretto contatto con i suoi nuovi dipendenti e scovate in ognuno di loro delle potenzialità, decide di umanizzarli coinvolgendoli in un lavoro di squadra. Andando contro lo scetticismo del medico psichiatra che li ha in cura, Nello integra nel mercato i soci della Cooperativa con un’attività innovativa e produttiva.
“La follia è una condizione umana” dichiarava Basaglia, psichiatra. “In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla”. Prima dell’introduzione in Italia della “legge 180/78″, detta anche legge Basaglia, i manicomi erano spazi di contenimento fisico dove venivano utilizzati metodi sperimentali di ogni tipo, dall’elettroshock alla malarioterapia. Il film di Giulio Manfredonia si colloca proprio negli anni in cui venivano chiusi i primi ospedali psichiatrici e s’incarica di raccontare un mondo che il cinema frequenta raramente, non tanto quello trito e ritrito della follia, quanto quello dei confini allargati in una società impreparata ad accoglierne gli adepti. Attenzione però. Il regista evita accuratamente qualunque tipo di enfasi, sfiorando appena la drammaticità senza spettacolarizzarla, in favore di un impianto arioso, ridente, talvolta comico, letiziando lo spettatore con una commedia (umana) che diverte e allo stesso tempo fa riflettere” (tratto da Mymovies).