In linea di principio, non c’è nulla di male nel voler fare le cose al meglio, ma chi mostra un perfezionismo esasperato tenderà a vivere peggio, piuttosto che facilitarsi l’esistenza.
Se abbiamo spesso la sensazione che ciò che facciamo non è mai abbastanza o non è fatto abbastanza bene, se abbiamo bisogno di troppo tempo per consegnare documenti o progetti, perché cerchiamo di migliorare sempre di più, se pensiamo che o faremo tutto perfetto o saremo un fallimento e magari abbiamo problemi di ansia sociale, allora è probabile che siamo una persona eccessivamente perfezionista.
Il perfezionismo è associato ad una serie di pensieri e comportamenti che si fanno per raggiungere alcuni obiettivi che sono troppo alti e poco realistici. Fissando obiettivi irraggiungibili, il perfezionista però interferisce nelle proprie possibilità di successo. Inoltre, il desiderio di essere perfetta rende una persona sempre insoddisfatta dei suoi successi, perché non sembrano mai abbastanza, e il risultato è che ha poca o nessuna soddisfazione in quello che fa.
Quali sono le cause perfezionismo?
In generale, il perfezionista ha imparato fin dall’infanzia che il suo valore è legato ai suoi successi e non alle sue qualità personali. Può aver vissuto in un ambiente in cui le sue decisioni non sono accettate o considerate, o in cui il fallimento era visto come qualcosa di terribile, che avrebbe portato conseguenze molto negative (punizioni, il rifiuto, l’umiliazione, ecc).
Come risultato, può avere imparato a valorizzare se stesso sulla base dell’approvazione altrui; così la sua autostima è basata su eventi esterni. Questo lo può rendere eccessivamente sensibile alle critiche e alle opinioni degli altri, poiché la sua autostima dipende da loro. Per proteggersi da tali critiche e mantenere alta la sua fiducia, tenterà di tenere tutto sotto controllo e di fare tutto in modo perfetto. Ci sono diverse paure con cui si confrontano i perfezionisti:
* Paura del fallimento: per i perfezionisti il fallimento è associato ad una mancanza di valore personale (“Se non riesco in qualcosa, allora non valgo niente, sono una nullità”).
* Paura di commettere errori: per i perfezionisti fare un errore equivale a fallire, e per loro significa essere un fallimento come persona. I perfezionisti si pongono obiettivi irraggiungibili; dopo aver tentato di raggiungerli falliscono perché sono impossibili da ottenere. La pressione costante per ottenere le cose e i ripetuti fallimenti riduce la loro produttività ed efficienza. Questo porta a biasimare e criticare se stessi, che può portare ad una bassa autostima, a depressione e ansia. Alla fine, possono arrendersi, pensando che non ottengono niente, qualunque cosa facciano, oppure, possono impostare obiettivi diversi (ma ugualmente irraggiungibili) e pensare: “ce la farò questa volta, perché mi impegnerò di più”, mettendo in moto nuovamente il circolo vizioso.
* Paura della disapprovazione degli altri: nei rapporti sociali i perfezionisti tendono ad anticipare il rifiuto o la disapprovazione degli altri. A causa di questa paura, tendono a reagire in maniera esagerata alle critiche e, così facendo, portano gli altri a sentirsi frustrati e ad allontanarsi da loro; non rendendosi conto che il fatto di aprirsi agli altri li rende percepiti come più vicini e più umani.
* Pensiero dicotomico (tutto o nulla): per un perfezionista contano solo gli estremi e non si tiene conto della media; quindi se le cose non sono perfette, vengono considerate senza valore, loro sono stupidi, e così via. (Per esempio se uno studente che di solito ottiene i voti più alti, una volta prende un voto leggermente più basso, si considererà un fallimento). Spesso tendono a richiedere agli altri gli stessi alti standard che impongono a se stessi.
* Regole rigide basate sui “dovrei”: i perfezionisti usano molte regole rigide che gli dicono come devono vivere la loro vita (dovrebbero fare più soldi, dovrebbero avere un lavoro migliore, dovrebbero essere sempre uguali, dovrebbero sapere cosa dire in ogni momento, ecc). Questa eccessiva enfasi su ciò che dovrebbe o non dovrebbe fare, lascia poco spazio ai loro veri desideri e bisogni.
Essi tendono a pensare che altri hanno successo con facilità, con il minimo sforzo, pochi errori, poco stress emotivo e grande fiducia in se stessi, e questo gli fa amplificare i propri sforzi e il loro senso di inadeguatezza.
Cosa possiamo fare se siamo troppo perfezionisti?
La cosa più importante è rendersi conto che il perfezionismo ci porta a fissare obiettivi irraggiungibili, a non essere mai soddisfatti dei nostri successi (perché non sono mai abbastanza) o ci può portare ad evitare le cose per la paura di fallire. Il passo successivo è quello di cambiare la mentalità e i nostri comportamenti:
Fissiamo obiettivi realistici e raggiungibili, sulla base delle nostre esigenze e di quello che abbiamo fatto in passato (ad esempio, impostare i nostri obiettivi considerando i traguardi passati). Ciò faciliterà il nostro successo e aumenterà la nostra autostima.
Fissiamo obiettivi successivi in una sequenza, passo dopo passo. Ogni volta che raggiungiamo un obiettivo, alziamo il tiro.
Piuttosto che puntare ad un successo del 100% diamoci sempre diversi livelli di soddisfazione. Non c’è bisogno di dare il meglio in ogni momento, in tutto quello che facciamo.
Quando facciamo qualcosa, concentriamoci sul processo e non solo sul risultato. Valutiamo il nostro successo non solo in termini di ciò che abbiamo raggiunto, ma anche in termini di ciò che ci è piaciuto fare.
Se ci sentiamo ansiosi, depressi o sopraffatti, utilizziamo queste emozioni per imparare a chiederci: Perché mi sento in questo modo? È perché io ho fissato obiettivi irrealistici, irraggiungibili o eccessivi?
Affrontiamo le nostre paure chiedendoci: Di che cosa ho paura? È così terribile se una cosa del genere accade? Qual’ è la cosa peggiore che può succedere? Quali sono le probabilità che accada il peggio?
Consideriamo che molte cose si apprendono solo facendo errori. Quando commettiamo un errore, chiediamoci: Che cosa posso imparare da questo? Come posso migliorare la prossima volta e non fare più questo errore?
Evitiamo di usare un pensiero dicotomico e cerchiamo di tener conto delle sfumature. Impareremo così a distinguere i compiti prioritari da quelli che sono meno importanti… e piano piano nelle attività meno importanti, imparare ad essere meno severi con noi stessi.