Chi non conosce Facebook? C’è chi lo ama, chi lo odia, chi ne è dipendente… ma al di là delle opinioni personali, è innegabile che sia diventato un vero e proprio fenomeno mondiale. Ma cos’ha Facebook di tanto speciale, tanto da vantare 850 milioni di utenti attivi e sempre in costante aumento? Quali sono gli aspetti positivi e i rischi di un fenomeno così dilagante?
Uno studio italiano condotto da Giuseppe Riva dell’Università Cattolica di Milano e pubblicato sulla rivista “Cyberpsychology, Behavior and Social Networking” ha analizzato le possibili conseguenze psicologiche e fisiche derivanti dal navigare tra le pagine di Facebook. Ne è risultato che l’uso di Facebook è in grado di evocare uno stato psicofisiologico caratterizzato da un’elevata valenza positiva e anche un certo grado di felicità in relazione al flusso di contenuti (foto, video, post) che scorrono davanti allo schermo; nei soggetti studiati, avrebbe portato ad una dilatazione delle pupille in stato di rilassamento e ad un’esperienza spiccatamente piacevole e soddisfacente. Questo spiegherebbe perché la maggior parte degli utenti si connetta a Facebook per risollevarsi e riacquistare il buon umore. Oltre alla possibilità di divertirsi, le persone avrebbero la sensazione di esserci e di non essere mai soli. Un studio dell’Università di Waterloo pubblicato su “Psychological Science” afferma invece che sarebbe controindicato per le persone con scarsa autostima; le ricercatrici hanno scoperto che i giovani con scarsa autostima erano più inclini a giudicare Facebook come un’opportunità per relazionarsi con gli altri, ma anche un posto ‘sicuro’ in grado di evitare i rischi legati alle situazioni sociali. Il Social Network apparirebbe come un’opzione sicura e senza rischi, ma in realtà questo non aiuterebbe le persone a stabilire e mantenere contatti reali fuori dal mondo “virtuale”.
Inoltre osservare lo stato degli amici renderebbe tristi. Scrutare in modo ossessivo l’attività dei propri contatti produrrebbe senso di inadeguatezza, frustrazione ed infelicità. È questo in sintesi il risultato di uno studio condotto dalla Booth School Of Business di Chicago. I frequentatori più assidui potrebbero inoltre diventare insoddisfatti e depressi, ma soprattutto dipendenti in misura molto maggiore rispetto all’alcool e al tabacco. In alcuni casi per i chattatori più accaniti si parlerebbe di nuova dipendenza “l’ossessione da Facebook” in cui i ritmi sonno-veglia sarebbero alterati e il bisogno di “essere in rete” e di condividere diventerebbe un desiderio spasmodico.
Da altri studi emergerebbe che la formula segreta del successo del più popolato social network del mondo starebbe in due concetti: bisogno di appartenenza e necessità di auto-presentazione. Per dirla in altri termini: autostima e narcisismo, i due fattori motivanti che renderebbero Facebook praticamente irresistibile. In conclusione è chiaro che come in ogni cosa sia necessario un po’ di buon senso e di misura, sicuramente Facebook è uno strumento utile che permette di restare in contatto con molte persone e di passare momenti di spensieratezza, ma è fondamentale non abusarne e non sostituire i rapporti e gli scambi reali con una realtà virtuale.