La procreazione costituisce il desiderio profondo di ogni individuo di avere un figlio e rappresenta una tappa evolutiva fondamentale dell’acquisizione dell’identità psicosociale individuale e dell’identità di coppia. La diagnosi di sterilità rappresenta molto spesso una sentenza senza appello, che viene vissuta come una vera e propria “crisi di vita” capace di mettere in discussione non soltanto il significato della propria vita, ma anche quello della propria relazione. Fin dai tempi più antichi infatti l’uomo ha investito gran parte delle sue energie nella perpetuazione della specie, vista come dono, e ha temuto la sterilità come una sorta di “maledizione” che sconvolge drasticamente la vita personale, coniugale e sociale. Questo permette di comprendere come una coppia che non sceglie liberamente di non avere figli possa sentirsi in qualche modo privata di qualcosa di naturale e di voluto e che quindi possa vivere con sofferenza e dolore questa situazione.
A differenza delle cause organiche, più facilmente identificabili, le cause psicologiche sono più difficilmente individuabili. È ormai però diffusa presso la comunità scientifica la consapevolezza che ci siano delle difficoltà psicologiche che accompagnano la condizione di sterilità. Una diagnosi di questo tipo infatti scuote profondamente le radici dell’immagine di sè, costituendo un’esplosione esistenziale che ha, ripercussioni a tutti i livelli: intrapsichico, interpersonale, psicosessuale e occupazionale. In un sistema di vita già carico di tensioni come quello moderno, il ritardo della gravidanza da parte della coppia, gli accertamenti clinici, l’ansia e l’insicurezza per il loro esito, determinano l’attivazione del sistema neuroendocrino dello stress con alterazioni della secrezione ormonale. Si producono cioè sostanze chiamate “indicatori biologici dello stress”, che esercitano un’azione sfavorevole sulla fertilità sia maschile che femminile.
La sterilità, da un punto di vista psicologico, non è un fattore statico ma un fenomeno altamente dinamico. Le reazioni psicologiche all’incapacità di procreare hanno una loro evoluzione, nascono e si sviluppano attraverso un processo che risulta essere costituito da fasi comuni alla maggioranza delle persone. La sterilità può essere considerata come una vera e propria crisi di vita che minaccia delle mete importanti e fa riaffiorare problemi irrisolti del passato. Le prime reazioni alla scoperta di essere sterili sono generalmente lo shock e il senso di perdita, seguiti dal rifiuto e dalla negazione; emergerebbero poi una forte rabbia e un senso di colpa e di isolamento con modificazioni e ripercussioni sull’identità personale e di coppia e nei rapporti sociali, per giungere in fine alla risoluzione. Si è visto che le fasi dell’elaborazione della sterilità hanno una grande somiglianza con quelle dell’elaborazione del lutto; quest’ultimo verrebbe infatti generalmente elaborato attraverso un processo che si snoda nelle seguenti cinque fasi: rifiuto e isolamento, la collera, venire a patti, la depressione, l’accettazione.
La maggior parte delle coppie che incontrano difficoltà ad avere un bambino è inizialmente stupefatta. In effetti, molte persone credono che la gravidanza arrivi naturalmente dopo che si interrompe la contraccezione. In seguito alla visita specialistica che ha appurato le cause e dopo una diagnosi di sterilità, per i coniugi apprendere che hanno un problema legato alla fertilità è uno shock, perché questa notizia mette in crisi i loro progetti di vita e le loro convinzioni. Il sentimento peggiore successivo allo shock è proprio quello della perdita e della privazione. Molte persone parlano del senso di privazione come di qualcosa di difficile da accettare perché ci si sente privati di qualcosa che non esiste. Poiché quel senso di lutto che si prova, è per qualcosa di fisicamente o socialmente intangibile. Tra gli altri sentimenti che una coppia può sperimentare ci sono poi il rifiuto e la negazione della situazione di sterilità. Il rifiuto è una reazione considerata del tutto normale se limitata ad un breve periodo, viceversa, diviene patologica se si protrae nel tempo, in quanto si ha la negazione del problema. Gli uomini soffrono intimamente come le loro compagne per una diagnosi di sterilità, ma molti di loro sembrano adattarsi alla mancanza di figli più facilmente delle donne. La sterilità nelle donne, infatti, incide significativamente di più, rispetto agli uomini, sul senso di colpa verso se stesse e sulla stima di sé.
L’altalena delle emozioni sperimentate durante la lotta alla sterilità ha la capacità di sconvolgere poi il rapporto di coppia poiché si creano molte tensione che possono avere come risultato il deteriorarsi o il rafforzarsi della relazione. Un’altra conseguenza della sterilità nella coppia sono i molti disagi che si rilevano nella sfera della sessualità. Molto spesso anche le relazioni sociali più ampie vengono modificate e disturbate dall’esperienza della sterilità; i suoi effetti infatti non si limitano alla coppia sterile ma ne sono toccati un gran numero di potenziali nonni, parenti e amici. Se però da un lato i collegamenti con le reti amicali e familiari si restringono, contemporaneamente tendono però ad aumentare i contatti con i medici. Dopo che i partner sono passati attraverso tutte le emozioni collegate alla scoperta di non essere fertili, è necessario che la coppia, al fine di affrontare il problema, consideri la propria sterilità come una condizione e non come una menomazione, conservando la lucidità necessaria per affrontare il problema. Sebbene infatti una diagnosi di sterilità vada a minare l’integrità della persona, il suo benessere bio-psico-sociale, questo non significa che l’individuo e la coppia siano destinati a vivere questo malessere per sempre.
Sarebbe auspicabile infatti che questa fase così delicata venisse vissuta come una fase di “rimessa in discussione”, di analisi delle difficoltà, per trovare un equilibrio più stabile e benefico. Per far ciò può essere molto utile una terapia psicologica che permetterebbe l’elaborazione delle emozioni legate alla sterilità e un riesame obiettivo della situazione che si sta vivendo, favorendo un’accettazione il più possibile serena della propria vita. L’aspetto psicologico ed emotivo nel settore della sterilità ha un ruolo rilevante sia come con-causa nel determinarla sia come effetto della patologia stessa e dei suoi trattamenti. Di conseguenza l’approccio olistico al paziente sterile è fondamentale, mediante un corretto “counseling” psicologico da associare al trattamento specialistico.